Il LIDO’ situato a Montecatini Terme in Toscana è stato giudicato dalla stampa specializzata “IL LOCALE PIU’ BELLO D’ITALIA” e devo dire che a distanza di anni mantiene ancora questo appellativo.
Questo locale nasce da una vecchia Discoteca preesistente in stile Dancing.
I volumi risultano molto grandi per questo tipo di locale, circa 3.000 metri quadri fra interno ed esterno. Sistemato su due piani ed un lato adiacente all’aperto con piscina.
Qui decisi di sperimentare un dinamico intersecarsi di stili fra forme e arredi.
Con grande attenzione nel cercare una piattaforma creativa che sarebbe servita da collante in modo da non correre rischi di disaccordi stilistici.
La piattaforma fu individuata in una fantasia riportata su una vecchia camicetta da donna disegnata dal grande stilista fiorentino EMILIO PUCCI (vedi nella gallery: in copertina).
Questa camicetta rappresentava per me anche un forte lontano ricordo.
Ragione per cui sarebbe stata sempre molto presente come protagonista emotiva dentro di me. Ma attenzione, una volta stabilita la tematica creativa, ci vuole la forza di abbandonarla immediatamente per non lasciarsi condizionare,essendo ancora “troppo presto”. Mappare i volumi di questo locale per immaginarli stracolmi di pubblico è stata una fase molto difficile, e cio’ doveva avvenire nella mia mente prima di ogni disegno. Il disegno già condiziona a geometrismi da rispettare.
Insomma ogni locale va visto “VIVO” nella propria logistica del funzionamento: un mix fra il vortice del divertimento generato dal pubblico ed il funzionamento del motore organizzativo composto da tutto il personale di servizio. L’idea fu quella di trasformare il vecchio dancing in una moderna arena, concepita principalmente da terrazzature sovraddimensionate, le quali avrebbero contenuto non solo i tavoli ma anche anelli di scorrimento per il pubblico di passaggio in sala. Così da evitare il grande errore di isolare le zone tavoli. Fu cosi’ che vidi nella mia mente come i pieni riempivano i vuoti creando volumi estremamente funzionali. E anche molto sconnessi fra loro in modo da creare continui piani alti e bassi per il pubblico. Nei locali da intrattenimento è fondamentale che le persone possano pilotare il proprio protagonismo scegliendo zone di evidenza in base all’altezza. Le terrazze decrescenti sarebbero terminate nella linea di terra o zona pista, che devo dire molto sottodimensionata rispetto ai volumi del locale, ma che avrebbe enormemente aiutato i gestori in caso di afflussi stanchi. Dalla pista il locale si rialza, per creare, dal lato opposto alla terrazzatura tavoli, la parte della consolle e del palco spettacolo.
Solo adesso, terminata la fase logistica, avrei potuto sbizzarrirmi con le forme ricavate dai volumi e poi dalle decorazioni.
Presi in mano la camicietta di Emilio Pucci e pensai a fotografarla con la mente, come creare una diapositiva ed inserirla in un proiettore, per poi nel buio andare dentro al locale ad illuminare le forme facendole vivere dai decori della camicetta su di essi proiettati. Ecco che il pensiero creativo elabora la strategia: decorare i volumi e gli arredi coordinati con i disegni di Emilio Pucci, utilizzando svariate tecniche materiche, dato che ogni elemento si presentava in un materiale diverso.
In parole povere, gli ellissi concentrici multicromatici presenti sui decori della camicia, sarebbero andati riprodotti: sulle abat-jour che furono pitturate a mano, come sulle pareti, sulle porte che furono decorati con molteplici strati sovrapposti di resina, ma la parte piu’ singolare fu proprio sui divani che fu deciso di tesserli uno per uno sul piazzato/modulare, una tecnica complicatissima ma che ha dato incredibili risultati: i divani una volta accostati formavano un unico grande disegno, proprio come colpiti da proiezione perpetua.
In definitiva il locale emerge come fosse scolpito nella materia e successivamente decorato.